martedì 4 gennaio 2011

Interludio numero 7

- ­ No. Consideralo da un punto di vista totale – insiste con impazienza la Crowfoot. – Diciamo che tu sei Michelangelo, e cerchi di trasformare un enorme blocco di marmo nel Davide. La figura è racchiusa nel marmo: tu devi liberarla con il mazzuolo e lo scalpello, giusto? Colpisci il blocco: ne schizzi via una scheggia. Colpisci ancora. Altra scheggia. Qualche altra ancora, e forse comincia ad emergere il contorno di un braccio. L’angolo dello scalpello è leggermente diverso per ogni colpo, no? E forse l’intensità della forza che usi per percuotere lo scalpello con il mazzuolo è pure  diversa. Tu modifichi e correggi costantemente i colpi, secondo le informazioni che ricevi dl blocco di marmo: la forma emergente, gli esatti piani di frattura, e così via. Vedi il sistema totale? Il processo di creazione del Davide di Michelangelo non è quello in cui tu, Michelangelo, ti limiti ad agire su una massa passiva di pietra. Anche il marmo è una forza attiva, parte del circuito, in un certo senso parte del sistema mentale che è Michelangelo quale scultore. Perché…
- Io non
- Lasciami finire. Lasciami ricostruire l’intero circuito. Un cambiamento nel contorno del marmo è percepito dal tuo occhio e valutato dal tuo cervello, che trasmette ai muscoli del tuo braccio informazioni relative alla forza e all’angolazione del prossimo colpo, e ciò causa un cambiamento nella tua reazione neuromuscolare quando sferri il colpo successivo, producendo un ulteriore cambiamento nel marmo che suscita un’ulteriore percezione del mutamento nell’occhio e una nuova alterazione del programma nel cervello, che porta a un’altra correzione della reazione neuromuscolare per il colpo successivo, e così via, fino a quando la statua è finita. Il processo di scolpire la statua è un processo di percezione e di reazione al cambiamento, alla differenza colpo per colpo: e il blocco di marmo è una parte essenziale del sistema totale.
- Non ha chiesto di esserlo – dice in tono blando Shadrach. – Non sa di far parte di un sistema.
- Non c’entra. Considera il sistema come un universo chiuso. Il marmo cambia, e i suoi cambiamenti producono un cambiamento in Michelangelo, che porta a ulteriori cambiamenti nel marmo. Nell’universo chiuso scultore-utensili-marmo, è inesatto considerare Michelangelo come l’”Io”, l’agente, e il marmo come una cosa, su cui si agisce. Scultore e utensili e marmo, insieme, formano un’unica rete di vie causali, un’unica entità che pensa, agisce e cambia, un’unica persona, se vuoi.   

Robert Silverbeg, Shadrach nella fornace

Interludio numero 6

Semplificando questo concetto, possiamo anche dire che il punto di vista indica una posizione rispetto al mondo, e contemporaneamente la porzione di mondo che da quella precisa posizione si coglie. Queste porzioni di mondo determinate dal punto di vista possono arrivare a colui che osserva attraverso i cinque sensi. Con la razionalità o piuttosto, ancora, con tutto ciò che rientra in una sfera legata all’istinto: i sentimenti, le credenze, i valori culturali, morali e storici che ciascuno di noi ha. In questo modo, possiamo distinguere tra punti di vista percettivi, definiti da ciò che emittente e recettore vedono; punti di vista cognitivi, relativi a ciò che emittente e recettore sanno; e punti di vista che i manuali di narrativa chiamano epistemici: e cioè, che riguardano le convinzioni e le credenze dell’emittente e del recettore.
Grazie alla scelta del punto di vista si identifica una porzione di realtà piuttosto che un’altra. Si accede ad alcune informazioni, e non ad altre, ci si mette in una prospettiva e non in un’altra. Questa selezione, tuttavia, è proprio ciò che permette anche di mettere in rilievo quanto si è scelto. Io non potrò mai vedere contemporaneamente i pesci neri e gli uccelli bianchi. Una delle due cose verrà esclusa, e l’altra sarà messa in risalto. È inevitabile: quando ci si concentra su qualcosa e si esclude tutto il resto, automaticamente si mette anche in evidenza questo qualcosa.