martedì 4 gennaio 2011

Interludio numero 6

Semplificando questo concetto, possiamo anche dire che il punto di vista indica una posizione rispetto al mondo, e contemporaneamente la porzione di mondo che da quella precisa posizione si coglie. Queste porzioni di mondo determinate dal punto di vista possono arrivare a colui che osserva attraverso i cinque sensi. Con la razionalità o piuttosto, ancora, con tutto ciò che rientra in una sfera legata all’istinto: i sentimenti, le credenze, i valori culturali, morali e storici che ciascuno di noi ha. In questo modo, possiamo distinguere tra punti di vista percettivi, definiti da ciò che emittente e recettore vedono; punti di vista cognitivi, relativi a ciò che emittente e recettore sanno; e punti di vista che i manuali di narrativa chiamano epistemici: e cioè, che riguardano le convinzioni e le credenze dell’emittente e del recettore.
Grazie alla scelta del punto di vista si identifica una porzione di realtà piuttosto che un’altra. Si accede ad alcune informazioni, e non ad altre, ci si mette in una prospettiva e non in un’altra. Questa selezione, tuttavia, è proprio ciò che permette anche di mettere in rilievo quanto si è scelto. Io non potrò mai vedere contemporaneamente i pesci neri e gli uccelli bianchi. Una delle due cose verrà esclusa, e l’altra sarà messa in risalto. È inevitabile: quando ci si concentra su qualcosa e si esclude tutto il resto, automaticamente si mette anche in evidenza questo qualcosa.

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