mercoledì 3 novembre 2010

Capitolo 1

   Andrea si disconnesse. Abbassò il monitor del portatile e appoggiò i gomiti sulla scrivania. La mano sui capelli radi. La calvizie stava facendo il suo lavoro. Rivolse lo sguardo fuori dalla finestra. Una lunga distesa di montagne faceva da sfondo ad un piccolo agglomerato di case dai mattoni rossi e dai tetti a spiovente. Quella vasta linea che arginava la sua vista aveva il potere di nutrire la sua immaginazione. Al di là delle montagne poteva esserci qualsiasi cosa.
   La sua arte era una pervicace lotta contro le barriere architettoniche della natura e della realtà. Lui era l’artefice, l’agente della libertà, della fuga dalla prigione. Lui era l’artefice dell’amalgama, dell’alchimia tra caos e ordine, tra immaginazione e realtà. Lui conosceva la Verità.
   Molti, però, non erano ancora pronti per recepire il suo messaggio, il senso ultimo trasfigurato nel verbo delle sue opere.
   Andrea si alzò e spinse con forza la sedia. Un rumore stridente invase la solitudine della sua camera.
   La presentazione del suo ultimo romanzo era stata un’esperienza devastante. I lettori, a migliaia, chiedevano, pretendevano spiegazioni, facevano domande, lo tallonavano. Sul perché questo e sul perché quest’altro. Lo interrogavano sul testo!
   Il messia legge il verbo agli apostoli, silenziosi e ubbidienti. Le sue parole entrano nelle loro menti ed essi con spirito recettivo accolgono e percepiscono la Verità. Il senso ultimo e originario degli esseri viventi. Cazzo, è così che doveva andare!
   Fortunatamente esistevano ancora sparuti gruppi di lettori intelligenti e sensibili, che apprezzavano e idolatravano le sue opere. Una razza in estinzione. Poi c’erano gli indifferenti, i lettori che più di tutti stimava; quelli che mi piace, non mi piace. Quelli che lo lasciavano libero di esprimersi.             
   La lotta contro l’immaginario collettivo si faceva ardua e pericolosa perché un nuovo fattore si aggiungeva all’ostilità dei lettori. Forse questa ostilità era dovuta dall’irruzione cruenta e spietata di questo nuovo fattore. Il fattore tecnica. La nuova Bibbia. Il testo rosso. Metafora del totalitarismo a cui si voleva ricondurre definitivamente la creatività dell’essere umano. Tecnica ed esigenze di mercato.
   Ogni lettore portava sulla mano destra un manuale di tecnica. Leggeva e scriveva. Imparava. Si poneva delle domande e trovava le risposte sul manuale. Ogni lettore era efficiente. Ogni lettore era scrivente.
   Li poteva contare uno ad uno. Macchine impazzite con in mano il loro libretto d’istruzioni. Macchine con la bocca storpia che urlavano, digrignavano i denti, in un sordo rumore metallico, che sollevavano il braccio in alto e scagliavano il manuale contro di lui. Poi dal palmo della mano partorivano altri manuali da scagliare contro lo scrittore. Ripetendo il gesto all’infinito.
   Tuttavia, i manuali avevano dimenticato di riportare un elemento decisivo per l’alchimia: il talento.
   Un romanzo senza talento è come un essere umano senza anima.
   Andrea lo sapeva: “C’è una guerra in atto. È questa guerra riguarda tutti noi”.
   Trascinò la sedia verso la scrivania, alzò il monitor del portatile e si connesse alla rete.
  
    


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